Lettera impossibile ad Anna Frank

Cara Anna,diario_7324_-kKMB--1280x960@Produzione

mi chiamo Emanuele, sono un ragazzino italiano di dodici anni e frequento la seconda media.

Quando la professoressa ci ha chiesto di leggere il tuo diario,non sapendo di cosa si trattasse, ho pensato “la solita femmina che scrive …” poi man mano che leggevo mi sono reso conto che non era proprio così.

Conoscevo la storia che ha determinato la segregazione degli Ebrei e la Shoah non perché l’abbia studiata a scuola, non ancora, ma perché ogni anno il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria.

In queste occasioni, sentendone parlare in televisione non mancavo mai di chiedere ai “grandi” che cosa fosse la Shoah. Crescendo e acquistando consapevolezza,  ho capito sempre di più l’orrore dei campi di sterminio e di quello che ha significato per gli Ebrei la persecuzione razzista ordita da Hitler.

Tu, cara Anna, in quella soffitta, insieme alla tua e alla famiglia di Peter, forse all’inizio non avevi capito fino in fondo la tragicità degli eventi che si svolgevano fuori da quelle mura, ma il modo drastico in cui è cambiata  la tua vita, forse ti aveva fatto intuire la portata dell’evento.

All’inizio, come tu stessa dici, la tua era la normale vita di una ragazzina di dodici anni della borghesia olandese, ma poi dai tredici anni sei stata costretta a passare un po’ della tua giovinezza nascosta, a causa delle persecuzione ebraiche in atto in quegli anni.

Posso solo immaginare la tristezza, la solitudine, il dolore di quelle lunghe giornate chiusa in un luogo angusto, grigio e senza luce, con poca aria e poco cibo anche se l’ottimo rapporto con tuo padre ti infondeva coraggio e speranza in quella difficile situazione in cui tu e gli altri stavate vivendo. Peccato che non andavi perfettamente d’accordo con tua sorella Margot. Comunque, dì la verità, alla fine ti eri un po’ innamorata di Peter?!

Al termine del tuo diario sei ottimista, perché tramite le notizie che vi arrivano grazie a Radio Londra pensavi che la guerra fosse ormai finita e parlavi di tornare a scuola il settembre successivo. Purtroppo, carissima Anna, come sappiamo noi e il tuo caro papà Otto ciò non è mai avvenuto perché vi hanno scoperto, e vi hanno deportati. Nessuna  di voi è sopravvissuta ai campi di concentramento, solo il tuo papà è riuscito a farcela, ha trovato il tuo diario e ce lo ha fatto conoscere.

Devo dire che per noi ragazzi “tecnologici” e viziati leggere di te è una lezione di vita, in quanto per noi sarebbe inimmaginabile vivere in una simile situazione e d’altra parte la Giornata della Memoria viene celebrata non solo per ricordare gli orrori della Shoah ma anche perché l’umanità impari dal suo errore e non lo ripeta.

Anna, sarebbe stato bello se tu fossi sopravissuta e insieme al tuo papà avessi potuto esserci per raccontare la tua storia.

Con affetto

Emanuele Novelli

Classe II D

 

 

 


Lascia un commento